mercoledì 1 febbraio 2012

Top 5 Dicembre 2011

Io non sono in ritardo. Noooo.


[Cliccar sul titolo del singolo romanzo per leggerne la mia recensione]

5) Stephen King, Shining
Primo approccio a un romanzo kinghiano, Shining s'è rivelato un romanzo prevedibile, lasciato un pò troppo a sè stesso, inutilmente rovinato da continue anticipazioni. Eppure l'ho letto in due giorni e nel mese successivo ho iniziato altri due libri dell'autore - uno dei quali di 1400 pagine.
Tanto male non dev'esser stato.

4) William Shakespeare, Il Mercante di Venezia
Dire d'uno Shakespeare ch'è bello mi sembra banale ed eufemistico, però questo lo è davvero tanto, e vanta un cast di personaggi meravigliosamente grigi (leggasi nè bianchi, nè neri) nonchè riflessioni raziali meravigliose - e decisamente avanti sui tempi.
E poi, non trovate tristemente esilaranti gli ebrei letterari? Quelli che in ogni frase devono inserir un riferimento alle Dodici Tribù, o ad Abramo, o alle Tavole - per evitar il rischio che il lettore li scambi per persone normali?

3) Luigi Pirandello, Il Fu Mattia Pascal
Grande rivalutazione del Pirandello romanziere (sull'autore in generale non ce n'era poi bisogno) con un'opera enormemente introspettiva e sapientemente orchestrata, ma soprattutto scorrevole e bella da leggere (cose che l'altra mia esperienza, chiamata Uno Nessuno, non era poi stata fino in fondo).

2) John Steinbeck, The Grapes of Wrath
Epica (termine incredibilmente poco adatto) saga familiare ambientata ai tempi della Grande Depressione, The Grapes of Wrath è uno dei romanzi più appassionanti, scorrevoli, intelligenti e onesti che io abbia mai letto. All'altezza (come minimo) delle maggiori controparti europee, nella sua precisa e spietata analisi dei meccanismi socio-economici del periodo - e nel raccontare una storia di sofferenza e solidarietà - i Grapes si dimostrano un romanzo come ne esistono pochi, ed è solo la loro conclusione (non brutta... ma circondata da un'aura d'incompletezza) a toglier loro la prima posizione - non certo un posto nell'Olimpo della letteratura.

1) Jonathan Franzen, Le Correzioni
Cosa poteva battere una saga familiare maestosamente umile come i Grapes?
Una saga familiare ancor più maestosamente umile. Anzi, umiliante.
Le Correzioni è un libro meraviglioso e vagamente nauseante. Perchè approfondisce la storia d'una famiglia come mai m'era capitato di leggere, mettendo a nudo i più turpi e perversi meccanismi personali e interpersonali che possono intercorrere tra una coppia, o tra fratelli; e per farlo deve inevitabilmente scavare con una pala spuntata nel fertile terreno della psiche dei protagonisti. Ciò che ne esce, cucinato e servito con uno stile assieme spietato e ironico, è un quadro di egoismi, vendette e sesso-con-mobilia, un quadro che - credeteci! - sà essere anche toccante.
Un manifesto di iperrealismo - in quanto tale inevitabilmente forte, e aldilà di questo incredibilmente ben steso.

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